Intervista realizzata da Nouria Gründler e Edwige Shaki
Jean Rouaud « radiografa la sua epoca », quella che decretò la « morte del romanzo », mentre lui sceglieva di scriverne. Fa ritorno sul « reale della guerra », che fonda sin dall'infanzia il suo immaginario della morte ed una « propensione a non appartenire al mondo ».
La sua nascita come scrittore è vissuta come un incontro contingente, tuchè che gli permette d'essere pubblicato e quindi di « fecondare questo immaginario, questo campo con del reale ». Nell'atto di scrivere, trova la possibiltà di « afferrare il reale » nell'istantanea d'una immagine vivida e di essere infine enfin « al mondo ».
Opere citate :
Tradotto da Elisabetta Milan-Fournier