Intervista realizzata da Anaëlle Lebovits-Quenehen
L'ultimo romanzo di Yann Moix, Nascita, è un libro fuori da ogni genere che lo scrittore ha scritto in una "immunità totale". Il fantasma che ha presieduto alla sua scrittura comportava che questo libro sarebbe stato se non illeggibile, almeno "illetto". E' così che con questo libro concepito come un " susseguirsi di vie che non portano a nulla", l'autore tocca il reale della lingua in modo inedito. Abolendo "tutte le contraddizioni", egli fa di questo libro un totale momento di inizio, e del suo autore un affrancato della storia letteraria.
Nascita rivendica così l'uscita dal senso, lo smarrimento del lettore per il tempo in cui lui stesso prova la solitudine radicale che è propria degli esseri parlanti.
Colui che, da bambino, ha conosciuto le botte, e ha saputo suscitare quelle della critica per lungo tempo, ha ottenuto con questo libro le lodi di tutti.
Che cosa è cambiato nel frattempo? Il rapporto con il reale di Yan Moix, sicuramente. Questa volta, egli ha scritto a partire dalla sua differenza assoluta.
Tradotto dal francese da Cinzia Crosali