Un réel pour le XXI sciècle
ASSOCIAZIONE MONDIALE DI PSICANALISI
IX Congresso dell'AMP • 14-18 aprile 2014 • Paris • Palais des Congrès • www.wapol.org

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TESTI DI ORIENTAMENTO
Il godimento triste
di Amanda Goya

Amanda GoyaIn mancanza di una legge naturale che regoli il rapporto tra i sessi, è sempre per caso che ogni essere parlante intoppa in un pezzo di reale, frutto a sua volta di una singolare collisione tra lalingua e il corpo. Nell'era patriarcale le identificazioni sessuate sembravano poter offrire un appoggio più che stabile per trattare quel reale senza legge, accompagnate dal loro corteo di sintomi. Ma, da quando la scienza e il capitale unirono le loro forze per erigere il nuovo cogito che ci regge - Compro, dunque Sono- il trattamento del reale del godimento senza legge si riveste con nuovi e sorprendenti sembianti, tanti quanto più esteso diventa il disordine del reale.

Un tale disordine - in cui fossero concepibili più di due sessi tra gli esseri che parlano- è forse in grado di offrire un qualche futuro? Lacan è tassativo nel Seminario... ou pire, quando afferma: "Che il sesso sia reale non fa posto al minimo dubbio. La sua stessa struttura, è duale, il numero deux. Si pensi ciò che si vuole, non ci sono che due: gli uomini, le donne. [...]. Ciò di cui si tratta quando di sesso si tratta, è dell'altro sesso, anche quando si preferisca il proprio"[1]. Subito ammorbidisce appena l'affermazione riconoscendo che quella bipartizione è quanto meno sfuggente.

Sottoscriveremmo oggi questa partizione scaturita dalle formule quantiche della sessuazione, prodotte dall'insegnamento degli anni 70?

Nella conferenza di presentazione del prossimo Congresso della AMP, Jacques-Alain Miller reputa la scrittura di queste formule - in cui Lacan cerca di costeggiare le strade senza uscita della sessualità con una trama logico matematica attorno alla funzione fallica- un "tentativo eroico di fare della psicoanalisi una scienza del reale" [2] Tuttavia, il tentativo di confinare il godimento alla piccola differenza[3], non sembra ben combaciare con la slogatura della sessuazione, tale come la si intravede per il XXI° secolo.

Una torre di Babel avvolge questo scompiglio. Diverse teorie di genere attribuiscono l'identità sessuale alla cultura, c'è persino chi proclama, come Judith Butles, una auto designazione del sesso[4] . Il comune denominatore di queste teorie nominaliste del sesso è quello di misconoscere sia la sua dimensione reale, sia il carattere di sembiante di tutto ciò che contingentemente lo costeggia o lo riveste.

Da parte sua, il movimento gay, sempre più popolato, si afferma in una identità di godimento comunitario, mentre la teoria queer, al contrario, rivendica il diritto alla differenza, all'invenzione di una sessualità propria. Sono solo due dei tanti esempi possibili.

Il disordine del reale nella sessuazione aumenta, e questo è dovuto al fatto che il discorso capitalistico forcluisce la castrazione - da cui dipende l'amore per supplire al buco della relazione sessuale che non c'è.

Un esempio ancora: il Giappone. Un paese dove oriente e occidente si amalgamo, quello dove Oshima, negli anni 70 ha potuto girare L'impero dei sensi, detiene oggi niente meno che il record mondiale di astinenza sessuale. L'Istituto Nazionale di Sessuologia del Giappone ha persino inventato un termine, sexless (senza sesso) per designare le coppie che quasi non hanno più vita sessuale. Si tratta del 60% al 70% della popolazione oltre la quarentina. Sembrerebbe che la scusa "... sono stanco", sia l'argomento più frequentemente usato dai giapponesi.

La stanza accanto[5], il libro di una psicologa giapponese che evoca l' inferno delle coppie senza sesso, è diventato un best-seller. Questa astinenza volontaria ha di contro che il sesso è dappertutto, offerto dovunque, al punto che l'affare rappresenta l'uno per cento del prodotto interno lordo dell'economia giapponese (venti mila milioni di euro).

Un documentario, "L'empire des sans"[6], ben racconta la miseria sessuale in Giappone: vedrete lì la magnitudine dell'affare dei videobox, specie di alveari composti da piccole celle individuali dove i maschi si recano per soddisfare il loro autoerotismo mediante dei dispositivi specificatamente pensati per imitare i genitali femminili, mirati ad ottimizzare il piacere, mentre sullo schermo, vengono proietatti dei film porno. Sentirete un intervistato dichiarare che per un uomo è molto più facile e piacevole recarsi a quel videobox, molto più che andare al letto con una donna reale dovendo capire se lei ne abbia o meno goduto.

Un'altra variante sono le loveldolls, bellissime bambole pensate per ogni gusto e di sorprendente assomiglianza con la realtà. Con loro il sesso è più comodo, più semplice e redditizio, dato che a queste ragazze non occorre fare alcun regalo.

Per i più solitari, o di meno risorse economiche, ci sono dei locali dove per 10 euro all'ora si possono trovare gatti da accarezzare. Altro ancora, dove una signorina provvederà a eseguirvi un delicato massaggio all'orecchio. Per chi desideri giocare a fare il bebè non mancano dei siti in cui una ragazza camuffata farà da mamma.

Il chiamato sbandamento coniugale è tale che il Giappone si trova tra gli ultimi paesi nel mondo in quanto a tasso di natalità. Ne consegue che, così procedendo, il paese avrà perso trentacinque milioni di abitanti nel 2050.

Non mancano per il piacere femminile dei sexshop, offrono più di ottomila giocatoli sessuali e dei manuali di tecniche erotiche. Una femminista intervistata nel documentario afferma che "oggi i giovani non hanno voglia di fare l'amore" che "gli uomini non fanno alcun sforzo per sedurre le donne". L'informazione è a portata di mano, ma per le donne, ciò finisce per diventare un inferno.

Crisi della posizione virile? Conseguenza del declino del Nome del Padre? Primato del fallo immaginario? Autismo generalizzato del godimento? Declino dell'amore? Tutto sembra indicare che i giapponesi sono intrappolati in un godimento triste, le donne sempre più depresse, gli uomini incarcerati nella monotonia del godimento dell'idiota, secondo la nota espressione di Lacan.

E la gioventù? La metà della popolazione tra i venti e trent'anni non s'interessa ai rapporti d'amore, prestano attenzione solo all'immagine, la pettinatura e il modo di vestire. Sono la generazione del I love me, che rifiuta coppia e figli.

Sono forse gli oggetti di consumo responsabili di avere spento il desiderio dei giapponesi, così come quello di tanti altri esseri erranti propri di questa sordida ipermodernità? E' l'imperativo del godimento ad imporre il superio capitalistico che oggi non cessa di vociferare?

Sorpresa! una voce in off conclude il documentario dicendo: "Nel Giappone il sesso c'è, ciò che non c'è sono i rapporti". Fantastico! Il mondo diventa sempre più lacaniano!

In controcorrente con questa tristezza generalizzata, il discorso analitico avanza in una direzione che permette al soggetto di orientarsi nella struttura fino poterla raggiungere sé si persiste nel cammino, ciò che Lacan chiamava, parafrasando Nietzche, il gaio sapere [7] rendendo possibile al contempo un altra relazione con il corpo che, al modo di ciò che in musica si denomina allegro, faccia da contrappunto al godimento triste della nostra epoca.


Traduzione: Laura Cecilia Rizzo

  1. Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, …ou pire, Paris, Seuil, 2011, p. 154-155.
  2. Lacan J., Miller J.-A., "Un reale per il XXI° secolo" Scilicet dicembre 2013. In La Psicoanalisi n. 52, 2012, p. 20.
    Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, …ou pire, op. cit., pag.11.
  3. Lacan J., Le Séminaire, livre XIX, …ou pire, op. cit., pag.11.
  4. Butler, J., La disfatta del genere, Meltemi Editore, 2006.
  5. Futamatsu, Mayumi. Titolo originale "Tonari no Shinshitsu" (Non esiste traduzione dal giapponese).
  6. Caule, P. "L'empire des sans". In Dailymotion. Il titolo sfrutta l'equívoco con quello del film "L'empire des sens" (L' Impero dei sensi). "sans": ciò che non c'è. Il documentario è andato in onda su France 3, 2010. Caule P., Phénomène de « sexless couples » à Tokyo.
  7. Lacan J., "Televisión", Altri scritti, Testi riuniti da Jacques-Alain Miller. Edizione italiana a cura di Antonio Di Ciaccia. Einaudi, Torino 2013, p. 521. Nota del curatore: [Gay sçavoir, antica grafia francese, che comprende il ça ossia l'Es. Traduciamo in questo modo piuttosto che con l'espressione "gaia scienza"] .