Un réel pour le XXI sciècle
ASSOCIAZIONE MONDIALE DI PSICANALISI
IX Congresso dell'AMP • 14-18 aprile 2014 • Paris • Palais des Congrès • www.wapol.org

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TESTI DI ORIENTAMENTO
Una offerta della psicanalisi d'orientamento lacaniano per il XXI° secolo
di Sérgio Laia

Sérgio LaiaUn reale per il XXI° secolo – titolo del prossimo congresso dell'Associazione Mondiale di psicanalisi – può essere inteso come un'offerta: la psicoanalisi di orientamento lacaniano offrirà al nostro secolo un reale. Perché dovremmo farlo?

In effetti, la psicoanalisi di orientamento lacaniano "ha" un reale o, per meglio dire, fa l'esperienza di un approccio al reale diverso da quello della religione, della scienza e della "dominazione combinata" [1] del discorso della scienza e del discorso del capitalismo.

In questo modo, essa può offrire un reale al XXI° secolo il quale non cessa di avere a che fare con la costrizione del reale: se a un mondo devastato dalla prima guerra mondiale, Monet ha offerto l'asilo nelle sue Nymphéas concepito come una sorta di enorme bouquet[2], noi, analisti di orientamento lacaniano, possiamo offrire la sottigliezza, la finezza di un reale, a un secolo che è incessantemente impigliato nel reale e che, anche se devastato dal reale, aspira continuamente alla sua presenza. Si tratta di una strategia che potrà permettere alla psicoanalisi di oltrepassare questo secolo che succede a quello che l'ha vista nascere.

La combinazione del discorso della scienza e del discorso del capitalismo ha svalutato il Nome-del-Padre come referenza che, tradizionalmente, strutturava l'esperienza umana, mentre la religione si mantiene come una guardiana nostalgica di un Padre esiliato dal mondo. Con Lacan, ci illumina Jacques-Alain Miller, abbiamo un deprezzamento del Nome-del-Padre realizzato meno di tre decenni prima dell'inizio del XXI° secolo, ma differente da quello operato dalla giunzione scienza-capitalismo, essendo estraneo a tutte le nostalgie o conservatorismi religiosi, perché riduce il Nome-del-Padre a un sintomo, o alla "supplenza di un buco", sottolineando che questo buco è quello dell'inesistenza del rapporto sessuale[3].

La civiltà attuale si edifica sulla beanza del Padre, sull'inesistenza di un Altro-che-non-tradisce, e essa tenta di otturarla con degli oggetti che continuamente la riaprono, in modo tale che riappaiono incessantemente dei nuovi oggetti sul mercato sia religioso che di consumazione.

La psicoanalisi di orientamento lacaniano, a sua volta, sottolinea che il Nome-del-Padre -glorificato dalla religione o bucato e, nello stesso tempo, otturato dai prodotti della scienza e dal consumismo capitalistico – è la supplenza del buco inevitabile che l'impossibilità del rapporto sessuale lascia sul corpo di coloro che parlano. Quindi l'esperienza analitica non cerca rifugio nel padre, non più di quanto non disdegni la sua esistenza, né lotta per la sua distruzione. Essa si appoggia nello stesso tempo su un'altra esistenza et un'altra inesistenza, orientandosi su un sintomo che esiste come una risposta al reale dell'inesistenza del rapporto sessuale.

L'espressione "orientamento verso il reale" è spesso impiegata in riferimento a ciò che è in gioco nell'esperienza analitica lacaniana. J._A. Miller ci invita a ricercare ciò che sarebbe oggi un tale orientamento e ci indica una via: sfruttare, in ogni caso clinico, la difesa contro il reale senza leggi e fuori senso", disturbarla senza ignorare che il transfert stesso è "una difesa contro il reale", e, così, mettere in evidenza come la clinica psicoanalitica – presa nel transfert che implica un "voler dire", un "senso" – può dar luogo all'"inconscio reale" per il quale ciò che esiste è un "è così" [4], vuoto di ogni senso.

In questa ricerca, alla quale ci siamo consacrati in vista del desiderio del Congresso dell'AMP 2014, si tratta di dare importanza al rinnovo del desiderio dell'analista nei termini di un "desiderio di raggiungere il reale, di ridurre l'Altro al suo reale e liberarlo dal senso"[5]. Poiché questa riduzione e questa liberazione mi sembrano inseparabili dal tentativo che fa Lacan di "rappresentare il reale come un nodo borromeo" e di farci toccare questa "zona irrimediabile dell'esistenza, la stessa zona dell'Edipo a Colono, nella quale si presenta l'assenza assoluta di carità, di fraternità, di qualsiasi sentimento umano"[6], sarebbe importante chiarire come l'ingresso in quel luogo così inquietante che Lacan ha finito per scrivere sinthomo, anche se J.-A. Miller ha potuto evocare la tragedia d'Edipo a Colono e prendere appoggio sull' "ego di Joyce[7]", si distingua dalla via tragica del "narcisismo della Causa persa"[8].

La « Causa persa », come ce lo insegna Lacan, comporta il "narcisismo supremo" per il quale un soggetto, sia nella "via della tragedia greca" che nel "cristianesimo disperato" di un Paul Claudel, affronta "le volontà dell'Altro" per soddisfare la "volontà di castrazione" iscritta[9] in quest'ultimo. Una versione recente del "narcisismo supremo della causa persa", nel campo della religione, è la rinuncia del Papa Benedetto XVI° : egli dice di ritirarsi dal mondo per preservare quel poco di vita e di salute che gli resta nel corpo, riducendo il legame con il mondo, nel suo esilio volontario, alle preghiere che gli consacra. Tuttavia, tutto ciò non può essere separato dalla sua impotenza a rispondere alle impasse religiose, politiche e finanziarie alle quali il Cattolicismo si trova confrontato. Attraverso la combinazione del discorso della scienza e del discorso del capitalismo, una nuova versione del "narcisismo supremo della Causa persa" si manifesta nell'agitazione dei corpi irresistibilmente trascinati dalle innovazioni della scienza e dalle mercanzie, e questo nonostante le incidenze mortifere di questo godimento.

Il gusto contemporaneo per la perdizione, per l'abbandono e per la noia, così come la devozione sempre attuale dei corpi presi in una soddisfazione autoerotica, potranno incontrare, nella singolarità di ogni caso, attraverso l'esperienza analitica, un contrappunto alle offerte della religione, della scienza e del capitalismo, senza che sia sottostimata la presa in conto della dimensione libidinale che colpisce i corpi viventi. Come un Edipo a Colono, un analizzante, confrontato al suo programma di godimento, potrà domandarsi – "sono diventato qualcuno (andros) diventando nessuno?" [10]. Raggiungere questa inquietante domanda è un modo per trovare nel sinthomo ciò che è singolare a ciascuno, anche più singolare della propria immagine corporale poiché, mentre questa risulta dall'alienazione della relazione con l'altro che essa rappresentava inizialmente, il sinthomo —ivi compresa l'opacità che in esso risiede– comporta ciò che nei termini di Joyce letto con Lacan, è individuale, cioè senza divisione, né condivisione e di cui ciascuno fa un godimento. In questi contrappunti, si riafferma il fatto che la psicoanalisi di orientamento lacaniano "ha" veramente un reale da offrire al XXI° secolo consumato e stravolto dal reale.


Traduzione: Cinzia Crosali

  1. Miller, J.-A., « Le réel au XXIe siècle », in : Engouement pour la clinique. La Cause du désir, Navarin éditeur, n° 82, octobre 2012, p. 88. www.congresamp2014.com/it
  2. Per questo riferimento mi sono appoggiato sul ricordo delle visite fatte al museo dell'Orangerie e sulle informazioni raccolte sul sito : http://www.musee-orangerie.fr/home_id24799_u112.htm (accesso in febbraio in 2013).
  3. Miller, J.-A., « Le réel au XXe siècle », op. cit., p. 93.
  4. Ibidem, p.94.
  5. Idem.
  6. Idem.
  7. Lacan, J. Le Séminaire, livre XXVIII, Le Sinthome, Paris, Seuil, 2005, p.143-155.
  8. Lacan, J. "Subversion du sujet et dialectique du désir dans l'inconscient freudien", Écrits, Paris, Seuil, 1966, p. 826.
  9. Idem.
  10. E' un eccellente testo di Ram Mandil che mi ha permesso di isolare questo verso pungente : Mandil, R. A. D'un désir de toucher au réel. Papers, n° 1 (accès sur internet le 25 août 2013) : http://www.congresamp2014.com/pt/Papers/Papers-001.pdf