Un réel pour le XXI sciècle
ASSOCIAZIONE MONDIALE DI PSICANALISI
IX Congresso dell'AMP • 14-18 aprile 2014 • Paris • Palais des Congrès • www.wapol.org

TESTI DI ORIENTAMENTO
Un reale che (ci) cambia
di Ana Vigano

Ana ViganoLa modificazione portata al titolo del prossimo Congresso introduce una sottigliezza che non è passata inosservata. Le sue coordinate hanno provocato l'effetto di un golpe, di un taglio, di una audacia che ha messo in risalto due direzioni sulle quali vorrei soffermarmi:

  • Un reale isola ciò che del reale varrebbe per tutti, evidenziando che l'incontro con Un reale è contingente e, quindi, singolare ogni volta che si produce. Un reale ad ogni volta. Un Uno che non si addiziona.
  • Per il secolo XXI° rinvia a un'offerta un po' incerta. Il XXI° secolo non è solo una referenza temporale: è un qui ed ora che associa delle modalità diverse di occuparlo. E' ugualmente, per gli eredi del XX° secolo, un modo di nominare ciò che verrà anche se noi ci siamo già. Il cambiamento della proposizione fa di un'affermazione una proposizione aperta: una presenza, un futuro.

Questo Congresso, il terzo di una serie che ha aperto le sue porte ai non-membri dell'AMP, si iscrive in un divenire che include la creazione di altre istanze che benché non appartengano né all'AMP né alla Scuola Una, hanno con queste un'articolazione che si può considerare stretta, ma la cui forma domanda ancora un'elaborazione e un'invenzione.

Il XXI° secolo come nozione, vede i suoi effetti moltiplicati grazie alla preposizione per che lo precede:

  • Per gli analisti e la loro formazione, questione essenziale e sforzo della Scuola.
  • Per gli analizzanti dei quali questi analisti conducono la cura.
  • Per coloro che non sono ancora analizzanti ma che possono beneficiare di un'esperienza con un analista.
  • Per la civiltà alla quale gli analisti appartengono e nella quale il loro atto e/o la loro azione – lacaniana – possono avere una certa incidenza.

 

Un reale non irreale [1]

Seguirò la via che i nostri colleghi della NEL hanno scelto per il loro bollettino preparatorio, perché essa mi permette di giocare con queste questioni. Essi hanno scelto come nome per questo bollettino, UnReale, tutto attaccato, distinguendo le maiuscole dalle minuscole. "Noi diciamo UnReale per avvicinarci a un significante solido che iscrive un godimento opaco al senso."[2] Come non evocare - per opporlo- il sentimento irreale dell'epoca il cui il paradigma culla l'industria del divertimento senza averne il monopolio esclusivo?

Unreale è il nome di un videogioco di spari in prima persona, apparso alla fine del secolo scorso, che significò un intrepido avanzamento dovuto alla qualità dell'intelligenza artificiale dei nemici e alla parte grafica di cui sono molto fieri. Un paio di settimane fa abbiamo assistito al dibattito pubblico e a molte voci di allarme - specialmente sull'accesso dei bambini e degli adolescenti a determinati videogiochi ed ai loro effetti nocivi per esempio sulla loro costruzione della realtà, - a proposito del lancio del Grand Theft Auto V (GTA 5), gioco di azione-avventura di un mondo aperto la cui qualità fu elogiata dalla critica grazie alla sensazione realistica di un mondo vivente. Tuttavia, qui non si tratta unicamente di un gioco di spari, ma anche: di droghe, di torture, di necrofilia, di prostituzione, di narcotraffico, di elettroshock e di una rinnovata amoralità possibile come opzione di gioco. Il tutto accompagna il ritorno di questo divertimento interattivo accattivante dove i giocatori sono dei criminali in azione, senza scelta, ma che godono di una libertà paradossale. "Niente è più umano del crimine"[3], ci ricorda brillantemente J.-A. Miller mettendo l'accento sul limite degli umanesimi di fronte all'inumano e sul desiderio dell'analista. Le creature del videogioco sembrano saperlo e i pubblicitari trasformano questo sapere in strategie di marketing. Se la psicoanalisi sopravvive è, molto probabilmente, perché gli analizzanti del XXI° secolo a venire, sono, oggi stesso, dei giocatori di questi giochi.

Nella sua opera Lacan ha analizzato a più riprese la questione del gioco d'azzardo, della decisione, della scelta e della libertà. Ha avuto ottime ragioni per farlo perché questo permette di avvicinarci a ciò che si ripete, che ritorna, che insiste, che resiste, che cambia e che non può cambiare, per chiarire la differenza tra la resistenza e la difesa interrogata a partire dall'indicazione di J.-A. Miller: "…[…] per entrare nel XXI° secolo, la nostra clinica dovrà centrarsi sullo smontaggio della difesa, mettere in disordine la difesa contro il reale. " [4] La relazione causa-effetto non ha valore per il reale lacaniano, se non nella sua rottura. I nostri mondi aperti si adattano a tutto questo e non soltanto i videogames.

Allora, come offrire qualche cosa che, per definizione, è contingente? Quale margine di libertà, di intervento, permette un programma di videogame, di pianificazione, di valutazione o di godimento?

 

Cambiamo di posto? [5]

"Ma la memoria che cos'è?"[6] domanda J.-A. Miller riprendendo questa questione dal Seminario XXIII. La memoria implica un sapere che è già là, è un'istanza del sapere che si situa nel luogo dell'Altro. L'avvenimento Freud ha rinnovato questa istanza del sapere a partire dall'inconscio, ma questa prospettiva non implica necessariamente il reale; il vettore va dall'inconscio al reale.

Lacan si interroga parecchie volte sulla memoria perché pensava allora alla sua relazione all'Altro ed alla lingua comune, ma anche all'idea di un ritorno indietro e di causa. J.-A. Miller lo segue, precisando le sue domande: " Come si parla senza memoria? ", risponde - seguendo Lacan- che parlare non ha niente da vedere con la memoria. Quando si parla, dice Miller, si crea la lingua. " Si crea la lingua per piccole spinte, è nello stesso ordine che: si inventa con forzature."[7]

Le esperienze sulla memoria non sono ingenue. L'obiettivo di ricordarsi di tutto, di archiviarlo, di custodirlo, o l'intervento farmaceutico sulla finestra della fissazione dei ricordi - la pillola dell'oblio- è un modo di controllare la loro riproduzione e di annullare ogni possibilità di distrazione. Entrambi mirano ad evitare il trauma espellendolo dai corpi colpiti.

 

Un nome proprio che esiste

Il colpo è rude

Lacan non si piega malgrado questo - dice J.-A. Miller in questo testo – egli scrive il reale e lo chiama il suo sintomo. Riusciamo a seguirlo talvolta: non piegarsi, non significa trionfare. Piegarsi oggi vuol dire avere una data di scadenza programmata, ecco ciò che gridano i corpi sottomessi all'imperativo di buona salute, di bellezza, di libero arbitro e di divertimento. Non vogliamo essere fuori moda, schedati, buoni per il museo.

Un reale per il XXI° secolo è una re-creazione in nome proprio, della lingua che gli analisti di orientamento lacaniano parlano; tra il nostro made in Germany e ciò che si spera dal dire: piccole spinte. E' l'invenzione di una scrittura con l'aspirazione che possa servire, … se raccogliamo il guanto. Una forzatura al lavoro con tutto il tatto… analitico.


Traduction : Cinzia Crosali

  1. Nota del traduttore : gioco di parole con l'omonimia « unreal » in spagnolo e « unreal » in inglese, qui tradotto in italiano.
  2. UnReal n°0, Bollettino della NEL verso il Congreso de la AMP, www. nel-amp.org
  3. Miller J.-A., « Rien n'est plus humain que le crime », Mental, n°21, FEEP, septembre 2008, p. 7-14.
  4. Miller J.-A., « Le réel au XXIesiècle. Présentation du thème du IXeCongrès de l'AMP », La Cause du désir, n°82, octobre 2012, p.94.
  5. Lacan J., Le Séminaire, livre XXIII, Le sinthome, Paris, Seuil, 2005, p.133.
  6. Miller J.-A., « L'orientation lacanienne. Le tout dernier Lacan », enseignement prononcé dans le cadre du département de psychanalyse de l'université Paris VIII, leçon du 13 décembre 2006, inédit.
  7. Miller J.-A., Ibid.